Il sanguinaccio dolce è una deliziosa crema al cioccolato fondente aromatizzata alla cannella.
Un dolce al cucchiaio tradizionalmente preparato durante il periodo di carnevale per accompagnare i dolci tipici come le frappe o le castagnole.
Il suo nome deriva dal fatto che in antichità era usanza preparare la crema con il sangue di maiale, cosa che ormai è caduta completamente in disuso.
La vendita di sangue infatti è ormai vietata.
Per realizzare il sanguinaccio dolce abbiamo bisogno di pochi ingredienti tra cui il cioccolato fondente, il cacao amaro e la cannella che conferisce alla crema un sapore veramente delizioso.
Si prepara velocemente mescolando gli ingrendienti in polvere con il latte e poi facendo addensare a fuoco dolce per una decina di minuti.
Prima di poterlo gustare occorre aspettare che si raffreddi, è solo allora infatti che potremo intingere biscotti o chiacchiere di carnevale.
Prepariamo insieme questa crema golosa: segui i fotopassaggi e la videoricetta.
Categoria: Dolci al cucchiaio
Una volta preparato, il sanguinaccio dolce può essere conservato in frigorifero per 4-5 giorni coperto con della pellicola.
Se dopo aver aggiunto il cioccolato e il burro vi sembra che la consistenza sia troppo liquida, fate addensare ancora un paio di minuti a fiamma bassa.
Potete arricchire in sanguinaccio dolce con gocce di cioccolato oppure, come da tradizione napoletana, con pinoli.
Possiamo servire il sanguinaccio dolce in piccole scodelline monoporzione semplice o con l'aggiunta di gocce di cioccolato.
Perfetto in abbinamento con le chiacchiere di carnevale o altri dolci come i cantuccini, le lingue di gatto, o perché no in abbinamento ad una fetta di ciambellone.
Secondo la tradizione si iniziava a preparare questa crema dal giorno della morte di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, giorno in cui di solito finiva la macellazione.
Nell’iconografia classica il Santo, protettore degli animali, delle campagne, delle fattorie e dei contadini, è sempre raffigurato in compagnia di un maiale.
I monaci antoniani furono tra i primi ad utilizzare prodotti derivati dal maiale per curare disturbi e malattie, tra cui proprio il fuoco di Sant’Antonio.
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