Perché a Carnevale si fanno dolci fritti?

Carnevale è una delle festività più vivaci dell’anno, una festa celebrata con tanto buon cibo, soprattutto fritto. Ma perché si frigge in questo periodo?

Il Carnevale è una delle festività più vivaci e colorate dell’anno, un periodo di festa che precede la Quaresima e che, in molte tradizioni, è celebrato con sfilate, balli e, soprattutto, tanto buon cibo, soprattutto fritto.

In questo periodo dell’anno, infatti, le tavole si arricchiscono di dolci tipici che vengono preparati e fritti in abbondanza, simbolo di un’abbuffata gioiosa prima del digiuno quaresimale.

Tra le specialità più amate ci sono le chiacchiere e le frittelle che, immerse nell’olio caldo, regalano un’esplosione di dolcezza e tradizione. La frittura, con il suo irresistibile profumo e la sua consistenza unica, è da sempre uno dei tratti distintivi di questa festa, trasformando ogni morso in un piccolo momento di festa e spensieratezza.

Tanti dolci (alcuni uguali, ma chiamati in modo diverso in base alla zona) con una caratteristica in comune: la frittura! Chiacchiere, tortelli, bugie, frappe, castagnole, ciambelle, zeppole, struffoli e altre specialità regionali! 

Perché a Carnevale si frigge?

A Carnevale si frigge principalmente per una questione legata alla tradizione e al simbolismo.

La frittura, in particolare quella di dolci come chiacchiere e frittelle, rappresenta una sorta di "abbuffata" prima del digiuno quaresimale. Carnevale, infatti, è l'ultimo momento di euforia e festeggiamenti prima dell'inizio della Quaresima, un periodo di astinenza e sacrificio per la religione cristiana.

In passato, i cibi fritti, spesso preparati con ingredienti ricchi come zucchero, burro e uova, erano un lusso e una delizia da consumare prima di entrare nel periodo di penitenza. La frittura, che richiede abbondante olio, simbolizzava anche l'abbondanza e la spensieratezza, mentre il consumo di questi piatti preannunciava la fine della libertà e il ritorno a una dieta più sobria.

Il periodo della strutto

Nell'antichità, durante il periodo che va da gennaio a febbraio, i contadini si dedicavano alla macellazione dei suini, un’attività fondamentale per il sostentamento invernale. In questo processo non veniva sprecato nulla, nemmeno il grasso, che veniva trasformato in strutto, un ingrediente ideale per la frittura di dolci, prima del periodo quaresima.

Durante la macellazione, il grasso veniva separato dalla cotenna, tagliato in piccoli cubetti e cotto lentamente a fuoco basso, fino a sciogliersi completamente, permettendo l’evaporazione dei liquidi.

Dopo alcune ore di cottura, i pezzi di grasso, che avevano assunto un colore bruno, venivano filtrati: la parte liquida risultante era lo strutto, mentre la parte solida che rimaneva erano i ciccioli.

Lo strutto veniva poi lasciato raffreddare, spesso all'interno della vescica del maiale o in vasi di terracotta o vetro, e conservato in ambienti freschi come le cantine.

Questo prodotto si presentava come una pasta compatta di colore bianco, priva di odore e sapore

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