DOP e IGP: cosa significano e qual è l'iter per ottenere il riconoscimento

DOP, IGP sono sigle che leggiamo sui prodotti al supermercato o negli alimentari di quartiere. Ma cosa significano e come si ottiene il riconoscimento?

Le abbreviazioni come DOC e IGP, sebbene siano facili da memorizzare, rappresentano un aspetto sorprendentemente complesso del mondo enogastronomico.

Queste certificazioni, più che semplici acronimi, sono garanti di qualità e tradizione.

Conferire uno di questi marchi a un prodotto alimentare o a un vino è un processo che va ben oltre il semplice riconoscimento: è un impegno verso l'eccellenza e l'autenticità.

Navigare nel labirinto delle certificazioni di qualità come DOC, DOP, DOCG, IGT e IGP può risultare complesso, specialmente per i consumatori meno informati.

Le sigle sono garanzia di qualità

Queste sigle, fondamentali nella garanzia di qualità, influenzano significativamente le decisioni di acquisto. Sebbene ricordarle e comprenderne il significato generale possa non essere troppo difficile, capire cosa rappresentino nello specifico può essere più complesso.

Queste etichette, infatti, non sono semplici abbreviazioni ma simboli di standard qualitativi elevati e di pratiche produttive specifiche.

Ognuna di queste certificazioni riflette criteri rigorosi relativi all'origine, al metodo di produzione e alle caratteristiche dei prodotti alimentari e vinicoli.

Per assicurare il rispetto di tali standard, esistono commissioni dedicate che hanno il compito di controllare e confermare l'attribuzione di questi marchi di garanzia ai prodotti che ne fanno richiesta.

Questo processo garantisce che ogni prodotto certificato rispetti determinati livelli di qualità e autenticità, mantenendo così la fiducia e la sicurezza dei consumatori.

Come un alimento diventa DOP o IGP

Per ottenere le certificazioni DOP, IGP i produttori devono formare un'associazione tramite un atto pubblico che include, tra i suoi obiettivi, l'intenzione di registrare il prodotto.

Quest'associazione è poi tenuta a redigere un dettagliato disciplinare di produzione che deve includere vari elementi chiave: il nome del prodotto o alimento, il logo, una descrizione dettagliata (comprendente le materie prime e le caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche e organolettiche), la definizione precisa dell'area geografica di produzionele prove che attestano l'origine del prodotto da quella specifica area, gli elementi che dimostrano un legame con l'ambiente geografico, la descrizione del metodo di produzione, le informazioni sulle procedure di controllo e gli aspetti specifici legati all'etichettatura del prodotto.

Questo processo assicura che i prodotti certificati rispettino rigorosi standard di qualità e siano strettamente legati al loro territorio di origine.

Come si ottiene la certificazione? Ecco il percorso

Per ottenere le certificazioni DOP, IGP è necessario presentare una domanda, completa di bollo, al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Mipaf). Entro 30 giorni, il Mipaf verifica l'idoneità del richiedente e l'esaustività del materiale inviato.

Successivamente, si tiene una riunione tra il Mipaf, l'associazione richiedente, la Regione e la Camera di Commercio per assicurare che il disciplinare proposto sia conforme alle tradizioni locali, come previsto dai Regolamenti CE 2081/92 (per DOP e IGP) e CE 2082/92 (per STG). Se la verifica è positiva, si procede con la preparazione della domanda di registrazione, che viene poi inviata alla Commissione Europea.

La Commissione Europea esamina formalmente la richiesta e, in caso di esito favorevole, pubblica gli elementi chiave della domanda sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee. Questa pubblicazione funge da notifica ufficiale per eventuali opposizioni.

Se non vengono sollevate obiezioni entro sei mesi dalla data di pubblicazione, la denominazione o l'indicazione viene registrata in un apposito registro e l'iscrizione viene nuovamente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale per notificare formalmente il completamento del processo.

In seguito all'adozione dei Regolamenti n. 2081/92 e n. 2082/92, che stabiliscono il quadro per il riconoscimento comunitario delle produzioni tutelate, il legislatore italiano ha preso provvedimenti in materia di vigilanza.

Questa azione ha portato alla designazione di specifiche strutture di controllo incaricate di assicurare che i prodotti certificati rispettino fedelmente i requisiti stabiliti nei loro rispettivi disciplinari.

Questo sistema di sorveglianza è fondamentale per mantenere l'integrità dei marchi di qualità e per garantire ai consumatori che i prodotti certificati siano veramente conformi agli standard elevati previsti dalle normative.

La procedura di controllo: ecco quali verifiche deve fare

Per quanto riguarda la supervisione di ciascuna denominazione, la procedura tecnica di controllo deve coprire l'intero processo produttivo fino alla distribuzione al consumatore. Questa procedura include una serie di accertamenti fondamentali, quali:

- La verifica dell'origine della materia prima presso le aziende agricole produttrici, per assicurare che provenga dalla zona geografica specificata nel disciplinare.
- Il controllo sulla quantità e sulla qualità della materia prima, per garantire che risponda agli standard previsti.
- L'analisi della metodologia di trasformazione della materia prima, che deve rispettare il legame con il territorio specificato, mantenendo le tecniche tradizionali e le caratteristiche locali.
- La valutazione del rapporto tra la quantità di materia prima utilizzata nella trasformazione e la quantità di prodotto finito, per assicurare l'efficienza e la conformità all'interno dell'area di produzione.
- La conformità del prodotto finito ai parametri analitici e organolettici stabiliti dal disciplinare, per garantire che il prodotto finale rispecchi le specifiche di qualità e autenticità.
- Il controllo dell'etichettatura, per assicurare che tutte le informazioni fornite siano accurate e conformi alle normative, comprese le indicazioni su origine, ingredienti e qualsiasi altra informazione rilevante.

Questi controlli sono essenziali per mantenere la credibilità e l'integrità delle denominazioni, assicurando ai consumatori la qualità e l'autenticità dei prodotti certificati.

Il significato delle sigle DOP e IGP

DOP: denominazione di origine protetta

La certificazione DOP ha un ambito di applicazione europeo e in Italia include i prodotti già classificati come DOC e DOCG.

La caratteristica fondamentale del DOP è il riconoscimento legale di un territorio di produzione specifico, regolamentato da un disciplinare dettagliato.

A differenza della DOC e DOCG, che sono generalmente associate ai vini, la DOP si estende anche ai prodotti alimentari. Questo garantisce che sia i prodotti vinicoli che alimentari classificati come DOP provengano da una regione specifica e rispettino rigorosi standard di qualità e tradizione.

La DOP è una certificazione che identifica prodotti i cui ingredienti e processo di lavorazione provengono dalla stessa area geografica, definita nel disciplinare.

Un classico esempio è il Prosciutto di Parma: per ottenere questa denominazione, i maiali devono nascere, essere allevati e trasformati nella stessa area geografica specificata.

Inoltre, il disciplinare di produzione prende in considerazione anche le particolari condizioni climatiche e le caratteristiche del territorio, riconoscendo il ruolo fondamentale che questi elementi hanno nel conferire al prodotto le sue qualità uniche e distintive.

Questa attenzione ai dettagli garantisce l'autenticità e l'alta qualità del prodotto finale. 

Tra i prodotti DOP possiamo trovare ll Prosciutto San Daniele, la mozzarella di Bufala Campana, il parmigiano reggiano, il grana padano. 

IGP: indicazione geografica protetta

Il marchio IGP può essere visto come una versione più flessibile della DOP.

Questa certificazione richiede che almeno una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione del prodotto avvenga in una specifica area geografica.

Il rispetto dei criteri stabiliti nel disciplinare di produzione è assicurato da un organismo competente. In questo modo, l'IGP garantisce un certo grado di qualità e specificità legate all'area di origine del prodotto, pur offrendo una maggiore flessibilità rispetto alla DOP.

Il signficato delle altre sigle: DOC, DOCG, IGT

DOC: il termine "Denominazione di Origine Controllata" rappresenta una certificazione di garanzia italiana, introdotta negli anni '60. Questo marchio, inizialmente assegnato al Vernaccia di San Gimignano, un vino bianco, indica vini di qualità specifici a una regione o a un territorio. La DOC certifica aspetti come la provenienza geografica, il metodo di raccolta e lavorazione delle uve, e il terroir unico. 

DOCG: denominazione di origine controllata garantita. Un vino può aspirare alla DOCG solo dopo aver mantenuto lo status DOC per almeno 10 anni, dimostrando così costanza e qualità nel tempo.

Tuttavia, non è automatico che tutti i vini DOC dopo questo periodo ricevano la DOCG; infatti, la DOCG è riservata solo ai vini di eccezionale pregio e qualità. Questo riconoscimento è considerato la massima espressione di eccellenza nel settore vinicolo italiano, garantendo che il vino non solo provenga da una specifica regione ma anche che soddisfi criteri rigorosi di produzione e qualità. In sintesi, la DOCG certifica non solo l'origine ma anche l'eccellenza superlativa del vino.

IGT: indicazione geografica tipica. Sigla che si riferisce esclusivamente ai vini, le cui uve devono provenire almeno all’85% dall’area geografica indicata.

 

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