La leggenda vuole che i Canederli siano stati inventati da contadine per vitare il saccheggio dei Lanzichenecchi, improvvisando il piatto con pochi ingredienti.
I canederli sono un piatto tipico della tradizione trentina e chiunque abbia trascorso un periodo di vacanza fra i monti di questa splendida regione non può che averli apprezzati.
Sono gustosi, sostanziosi e perfetti per ricaricare le energie dopo il freddo sulle piste da sci, ma non tutti conoscono le loro origini.
Come sono nati i canederli? Ecco la loro suggestiva storia.
Secondo quanto viene tramandato dalle tradizioni locali, la nascita dei canederli fu legata ad un caso fortuito dettato dalla necessità in cui vennero a trovarsi due donne altoatesine.
Infatti, agli inizi del Cinquecento un gruppo di Lanzichenecchi, soldati mercenari al soldo dell’imperatore d’Austria, passarono in un maso diretti verso Roma, dove si sarebbe compiuto il famoso sacco. Il comandante, vedendo che la sua truppa era affamata ordinò agli abitanti di quel posto di preparare da mangiare per tutti, minacciando di distruggere ogni cosa se non fossero stati accontentati.
In casa, però, c’era poco da mangiare per cui le donne del maso non poterono fare altro che radunare gli avanzi della cucina e cercare di inventare qualcosa di sostanzioso che potesse soddisfare la fame della truppa e salvare la loro stessa vita.
Si ritrovarono con pane vecchio, uova, speck, farina, burro e cipolle ed iniziarono a pensare cosa poter realizzare.
La disperazione riesce a fare miracoli e così spezzettarono il pane, raccolsero erbe aromatiche dall’orto e cominciarono ad amalgamare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto compatto con il quale iniziarono a fare delle palle.
Una volta terminate, le misero a cuocere in acqua calda e salata e poi le servirono ai Lanzichenecchi che apprezzarono così tanto da mangiarne fino a saziarsi.
Il comandante soddisfatto e meravigliato non solo non diede fuoco al maso, ma ricompensò la contadina con delle monete di oro, in segno del suo apprezzamento affermando “Queste palle di cannone stenderebbero anche l’uomo più arrabbiato”
Al di là di questa particolare e pittoresca spiegazione, per la quale non ci sono fondamenti storici, resta innegabile il fatto che i canederli fanno parte della tradizione gastronomica del nord Italia da tempi immemorabili.
Basti pensare che si tratta, forse, dell’unico esempio in cui un elemento profano viene riprodotto in una pittura sacra.
Nella piccola chiesa della fortezza di Appiano, infatti, risalente addirittura alla fine del 1131, è stato rinvenuto un ciclo di affreschi che rappresenta la Natività e nei quali la Madonna guarda verso una donna intenta a cucinare.
Nel suo pentolone si distinguono chiaramente i canederli e con la mano destra inforca un cucchiaio con il quale ne assaggia uno. In questo modo la nascita dei canederli deve essere anticipata addirittura di tre secoli e più rispetto alla leggenda dei Lanzichenecchi.
I canederli, quindi, sono entrati di diritto nel folklore altoatesino e non c’è maso, ristorante stellato o birreria che proponga una ricetta nella quale essi non siano i protagonisti indiscussi. In realtà i canederli sono un perfetto esempio di riciclo di avanzi della cucina ed è per questo che spesso i loro ingredienti cambiavano a seconda del luogo e di ciò che si aveva a disposizione. Salumi, formaggi, erbe, spinaci, barbabietole ed altri ortaggi venivano sapientemente impastati con pane raffermo ed uova e serviti ben caldi sotto forma di sostanziose palline.
Oggi, il modo più semplice e comune per gustarli è quello di condirli con semplice burro e salvia, rigorosamente prodotti in loco anche se è possibile trovarli anche al sugo o con salse di formaggi tipici e noci.
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