Granchio blu e granchio crocifisso: cosa sono e perché sono pericolosi

Granchio blu e granchio crocifisso sono considerati i killer dei mari: si adattano a tutte le temperature e sono onnivori. Come contenere la loro diffusione?

A pochi mesi dalla scoperta della seconda specie di granchio blu nelle acque dell'Adriatico, è allarme granchio crocifisso.

Il crostaceo, un predatore dalle grandi dimensioni tipico delle aree tropicali e subtropicali dell'Oceano Indiano e di quello Pacifico, è stato avvistato e pescato a largo delle coste di Senigallia ed è attualmente al vaglio degli esperti del Cnr-Irbim (Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona).

Perché la loro presenza nei nostri mari è così pericolosa? Quali sono le possibili soluzioni per contenere la rapida diffusione?

Granchio blu e granchio crocifisso: due specie aliene che popolano pericolosamente i nostri mari

Avvistati per la prima volta nei nostri mari rispettivamente nel 2004 e nel 2008, il granchio crocifisso e quello blu sono delle specie aliene introdotte probabilmente dal trasporto navale e che, ad oggi, rappresentano una delle minacce più pericolose per l'ecosistema marino.

Il Callinectes sapidus (nome scientifico del granchio blu), è considerato il killer dei mari non solo per la sua aggressività ma per le preferenze alimentari: essendo onnivoro si ciba prevalentemente di vongole, cozze, crostacei, ma anche di avannotti, uova e qualsiasi altra tipologia di pescato che si trova nel suo mirino.

Oltre a provocare un forte danno ambientale, il crostaceo rovina anche le reti dei pescatori causando perdite ingenti di denaro.

A tal proposito, la Fedagripesca-Confcooperative ha potuto appurare un ammanco di circa 100 milioni di euro, una stangata che sta mettendo in ginocchio un settore già in difficoltà da diverso tempo perché, a prescindere dalla presenza delle diverse specie di granchio alieno, i pesci nei nostri mari sono sempre meno.

Controllare la diffusione del granchio blu e di quello crocifisso è una sfida da affrontare con la massima priorità.

Capaci di resistere a qualsiasi temperatura (dai 3 ai 35 gradi), si adattano anche alle acque dolci, riproducendosi con una rapidità impressionante.

Gli esemplari maschi di entrambe le specie, possono raggiungere fino a un chilogrammo di peso. In più, anche le femmine sono dotate di chele e di zampe che consentono di muoversi velocemente e di catturare le prede senza dare loro il tempo di scappare.

Cosa si può fare per contrastare la diffusione del granchio blu e di quello crocifisso

Il governo ha già stanziato circa 2,9 milioni di euro per imprese specializzate e consorzi affinché catturino le due specie aliene di granchi, contenendone così la diffusione.

I crostacei, una volta pescati, possono essere proposti sulle tavole italiane sotto forma di pietanze diverse.

Il granchio blu, infatti, è molto versatile e può essere gustato allo stesso modo del granchio tradizionale, il King Crab.

È perfetto lessato e fatto ad insalata. La polpa, di recente reperibile nei migliori supermercati, può essere impiegata per preparare delle gustose bruschette oppure per condire la pasta. La variazione di sapore dal King è praticamente impercettibile.

L'unica differenza sostanziale riguarda il prezzo: il granchio blu, infatti, è molto economico ed è disponibile sui banchi delle pescherie ad appena 10 euro al kg, contro i 15 euro al kg del King Crab.

Tuttavia, gli esperti temono che pescare il killer dei mari e mangiarlo non basti a controllare la sua diffusione, perché possono essere consumati solo gli esemplari adulti (più adatti ad essere cucinati rispetto a quelli giovani).

La questione potrebbe risolversi seguendo l'esempio della Tunisia.

Nel 2014, lo Stato dotato di strumenti adeguati (tra cui nasse, reti e trappole) per la cattura di due specie di granchi blu, è stato in grado di esportare oltre il 25% dei crostacei, con un business di circa 24 milioni di dollari che frutta di anno in anno.

I maggiori importatori sono Asia, Spagna e le regioni del Golfo Persico.

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