Il 2023 verrà ricordato come l'anno degli scontrini pazzi. Turisti e non hanno pagato extra per servizi di solito compresi nel prezzo.
Il 2023 verrà ricordato come l'anno degli scontrini pazzi, soprattutto nel periodo estivo.
Turisti e persone provenienti da ogni parte d'Italia hanno espresso il proprio disappunto per aver pagato extra relativi alla richiesta di un piatto in più, al taglio di una pizza, all'aggiunta di ghiaccio nel caffè e molto altro.
Ma gli esercenti possono davvero pretendere delle maggiorazioni per questi servizi? E a quali condizioni?
Ecco il punto della situazione e i disagi lamentati dai consumatori.
Le ragioni di un tale cambiamento sono, sostanzialmente, due: far fronte sia all'aumento dei costi sia alle richieste più strane (e pretenziose) dei clienti.
Materie prime, affitti, servizi quali luce, gas e acqua hanno subito rialzi vertiginosi nell'arco dell'ultimo anno, pertanto i proprietari dei locali si ritrovano nella condizione di dover recuperare, in qualche modo, le spese.
Tuttavia, anche certe abitudini degli avventori hanno portato gli esercenti a inserire nuove voci di costo. Spesso, infatti, accade che su 8-10 persone all'interno di una comitiva meno della metà effettui una consumazione.
Per i locali con un numero limitato di posti a sedere, ciò significa ridurre i guadagni.
Per questi motivi, la stragrande maggioranza dei gestori e proprietari di bar e ristoranti ha deciso di introdurre nuovi servizi a pagamento, fino a qualche anno fa compresi nell'importo finale.
Ecco qualche esempio tra i casi segnalati: piatto condivisione, posate e bicchieri extra, aggiunta di ghiaccio nel caffè, inserimento (o rimozione) di ingredienti nelle pietanze, taglio di toast, crepes e similari, richieste particolari su tempi o modalità di cottura non descritte nei menù.
Nel tentativo di limitare le contestazioni, sempre più locali hanno modificato i listini, in modo da informare i clienti prima delle ordinazioni.
Ma ciò non è bastato a evitare il review bombing (ossia il bombardamento di recensioni negative) da parte delle persone insoddisfatte, che hanno lasciato traccia dell'esperienza su Google, Facebook, TripAdvisor e altri siti web.
Le lamentele provengono da ogni parte del Bel Paese: se ne trova traccia soprattutto nei social network e negli spazi dedicati alle recensioni dei clienti, con tanto di fotografie.
Ma se la reazione di molti si è limitata ad affermazioni di disappunto, in alcuni casi i consumatori sono arrivati alle mani. Qualche esercente, invece, ha richiesto l'intervento delle Autorità a fronte di conti non saldati.
Tra gli episodi più singolari accaduti quest'estate vale la pena ricordare i 2 € extra per tagliare un toast a metà, a Gera Lario (CO). Il cliente, accortosi della maggiorazione, ha fatto la fotografia dello scontrino e l'ha caricata su TripAdvisor, suscitando l'indignazione del pubblico.
A Pesaro, invece, un barista in Piazza del Popolo ha battuto 0.50 € in più per un cubetto di ghiaccio sul caffè, mentre ad Alba (CN) un consumatore ha segnalato un supplemento di 1.50 € per aver richiesto 2 cucchiaini da dessert. Discorso analogo per una cliente di un locale di Albenga (SV), che per avere una pizza ben cotta si è ritrovata con 2 € in più sul conto.
Anche Selvaggia Lucarelli riporta una testimonianza dalla Liguria, dove una mamma ha pagato 2 euro extra per il cosiddetto piattino condivisione. La signora, infatti, ne aveva chiesto uno in più per far provare le trofie al pesto a sua figlia.
Questo episodio riguarda Cateno De Luca, sindaco di Taormina e recentemente in visita a Venezia per un meeting indetto dal suo partito. Ha cenato con altre 3 persone in un locale non lontano da Piazza San Marco, per spendere 300 € in totale. Prezzo ritenuto eccessivo in relazione alle portate servite, tra cui un piatto di spaghetti al pomodoro (fuori menù) costato 30 €.
La replica dell'assessore al turismo Simone Venturini non si è fatta attendere. Oltre a ricordare che bar e ristoranti della Serenissima non sono alla portata di tutti, ha colto l'occasione per invitare il pubblico a leggere attentamente i prezzi delle portate e le relative maggiorazioni.
Da Nord a Sud, altri episodi legati a consumazioni in bar e ristoranti hanno destato l'attenzione (e lo sgomento) del pubblico negli ultimi mesi. In molti casi, sono state raggiunte cifre altissime, decisamente sproporzionate rispetto all'offerta.
Basti pensare alla cena con tigelle a Maranello (MO), costata 585 € dopo le proteste dei clienti che, inizialmente, avrebbero dovuto pagare 845 €. A Porto Cervo (SS) due turisti di Roma hanno sborsato 60 € per 2 bottiglie d'acqua e 2 caffè, mentre a Verona il fumettista Davide Charlie Ceccon ha speso 26 € per 2 Spritz e 2 tramezzini.
Anche Positano è stata protagonista di un episodio piuttosto singolare: presso il bar dello stabilimento balneare di Marina Grande, il gelato artigianale costa almeno 7 €. Il prezzo è riferito a 2 palline (3.50 € cadauna), vale a dire il minimo ordinabile nel locale.
Quanto alla Puglia, il fenomeno degli scontrini pazzi è diffuso da anni. A Vieste, nel ristorante dello chef Leonardo Vescera (Il Capriccio), un gruppo di turisti olandesi ha pagato senza protestare ben 13000 € per una cena a base di crudità di mare, soufflé, riso, grappa Berta e sigari Romeo y Julieta.
Meno cari (ma comunque a prezzi più alti della media) i locali in altre zone della regione, specialmente quelli a ridosso del mare.
A Capitolo (BA), una frisella al pomodoro, formaggio primosale, origano e alici può costare 17 €, mentre per una puccia del Salento con capocollo, stracciatella, frittata alle erbe, pomodori, aceto balsamico e rucola si può spendere 29 €.
Da ricordare, infine, le cifre astronomiche segnalate in Versilia (Toscana Nord). A Viareggio, un armatore ha pagato 100000 € per una cena luxury, in occasione del varo del suo yacht; a Forte dei Marmi, invece, un cliente ha lasciato 1400 € per un piatto di catalana, su un conto di 2224 €. Ma questi ultimi sono casi eccezionali, nei quali gli avventori possono permettersi di non badare a spese.
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